1 Luglio 2001
Poi…un buco: “Forse un loculo o un armadio a muro"
il posto dove ho dovuto soggiacere;
ma dopo qualche giorno, ve lo giuro,
mi sono accorto che ci stavo con piacere.
Senza via d’uscita, come in prigione mi sentivo tenuto,
ma riuscivo a sgattaiolare all’alba dalla finestra
andando incontro al mondo sconosciuto.
Che profumo di zinnie e di ginestra
mi entravano nelle nari appena in strada sporto,
quando a passo svelto mi recavo al porto
ad ascoltare il pieno dei velieri assonnati
che raccontavano ai loro vicini, i nodi
trascorsi in mare aperto e i posti belli esplorati,
ed i lamenti per la ristrettezza di approdi,
nelle acque appena intorpidite dai motori rombanti,
che con il continuo lasciare il molo e riprendere posto,
smuovono il fondale con le loro pale rotanti
portando a galla ciò che il tempo sul fondo ha deposto.
Al di là: Acque fredde e ventose, grandi scogliere di roccia
naturale, grandi anfratti e distese di praterie di posidonia
facevano immaginare pesci a iosa, che senza parsimonia
si arrendevano per consentire fra amici e parenti una bisboccia.
Mi tuffavo all’alba, in cerca di pesci e molluschi,
per il breve periodo consentitomi dalla temperatura,
senza valutare appieno di polmoniti e bronchiti i rischi,
in quell’ipotetico scenario meraviglioso, ma era dura
scorgere in quell’incanto un barlume di vita.
In quei momenti, fra brividi e sussulti, specie nella risalita
dall’acqua gelida del fondo, pensavo per consolarmi,
a come sarebbe stato bello se sarei rimasto fra le tue braccia a riscaldarmi.
mercoledì 2 luglio 2008
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