Chiusi il libro e spensi la candela

22 Aprile 2002

“Se possedessi tutte le ricchezze del mondo,
mai sarei appagato; ma mi accontenterei, gramo,
di vivere d’elemosina in un bassifondo
se soltanto fosse mia colei che amo.”

Un giorno lontano tu penetrasti nel mio cuore
e l’accecasti con l’oblio del primo amore.
Anno dopo anno vieni portandomi il ricordo
di quei giorni: ora che son di sogni ingordo.

Era bruna, ma sarebbe stato uguale se fosse stata bionda;
quando la vidi ebbi un sussulto al cuore
e immediatamente scoccò in me la scintilla dell’amore.
Ho navigato molti mari, ma son tornato spesso a quella sponda!

L’amore che sentivo per lei, teneva accesi i nostri due cuori.
Quando i suoi occhi neri, si riflettevano nei miei, ero felice:
senza lei, il mondo era fatto dei soliti giorni incolori,
che deprimendomi, scavano dentro di me una cicatrice.

I frutti dell’amore erano maturati al caldo sole,
ed io raccoglievo, dalle sue già dolci labbra la dolcezza:
complici lo sciacquettio del mare e la calda brezza,
le nostre bocche indaffarate non perdevan tempo a dir parole.

Colmai il vassoio del cuore e te l’offersi: per rafforzare i legami.
Ora sono un albero a cui le foglie ingiallite fanno male
e aspetta il soffio del vento autunnale
per spanderle tutt’intorno e lasciar nudi i rami.

Ora, io ti stringo le mani e il mio cuore s’immerge
nel profondo dei tuoi occhi cercando in te l’assenzio,
ma la maledizione di qualcuno su di noi converge,
e tu mi sfuggi nelle parole e nel silenzio.

Come sulla sabbia, le nostre memorie erano scritte a matita:
per cancellare un minuto più tardi la sequela…
Cercai di renderle indelebili in tutta la mia vita…
ma come Tagore, stanco, chiusi il libro e spensi la candela.