Come Paolina alla galleria Borghese

18 Agosto 2001

La tieni a mollo per una buona mezz’ora,
poi, non so cosa ti stufa, e a testa sotto ti tuffi,
e come un delfino, sbuchi dall’acqua e ti rituffi:
poi fai la verticale non curandoti della bontà che affiora.

Poi prendi “il tutto” ed in un mare di schiuma emergi come una sirena
e con pochi colpi esperti, t’aggiusti il reggiseno e il fondoschiena:
che movimenti inconsulti avevano all’altrui vista esposto.
Poi ti spalmi tutta, con olio e creme per proteggerti dal sole d’agosto,

e come Paolina alla galleria Borghese, ma con più nera carnagione,
te ne stai distesa per ore ed ore sotto l’ombrellone.
Ti giri e ti rigiri, come un pollo allo spiedo,
ed io poco distante ammiro le tue giravolte e vedo

che una volta mi mostri l’ante, e un’altra il posteriore,
e m’imbarazzi, perché non so decidermi qual è il lato migliore:
“A volte ti metti anche su un lato mostrandomi l’ovale,
e ti posso assicurare che la prospettiva non è per niente male!”

Quando stai a pancia sotto, ti sbottoni il reggiseno,
ed io ti guardo e spero che qualche ape t’inietti il suo veleno,
e che tu per il dolore, di scatto t’alzi, senza pensare alle tettine,
ed io possa vedere “quelli” a cui fai la punta tutte le mattine.

Non so ancora il tuo nome e da quali lidi vieni,
ma l’importante è che ogni dì mi lasci gli occhi pieni
di slippini ripieni di quel che resta della foresta vergine,
e avanti e dietro due grosse montagne come Montevergine.