12 luglio 2004
Nel mentre camminavo in via della croce,
come un Cristo appeso, sento una voce…
All’improvviso al cuor avvertii uno sparo
e davanti agli occhi mi si accese un faro.
Che cosa dolce, che visione soave
trovandomi davanti faccia a faccia
ad un amore tenuto per mesi sotto chiave.
Col cuore in fibrillazione ed il rossore in faccia:
pensavo di morire. Che gioia grandissima, immane:
al momento avrei voluto essere un cane,
così scodinzolando e leccandoti a tutta altezza
t’avrei dimostrato appieno tutta la mia contentezza.
Invece c’era “gente” e mi son dovuto accontentare
di una stretta di mano, un bacio e una carezza,
ma ho sentito in me la stessa ebbrezza
di quando non si sta’ l’amore ad elemosinare.
I tuoi occhi mi fanno l’effetto dell’eclisse;
sono come il canto delle sirene per Ulisse.
Mi tufferei convinto di non affogare:
anche se nel tuo mare è difficile nuotare.
Che bei giorni assieme abbiam trascorso,
e penso sia possibile riprendere il discorso.
Perciò cerchiamo di vederci, magari di sentirci,
non può finire così: c’è ancora qualcosa che dobbiamo dirci.
lunedì 1 settembre 2008
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